Pensi che il CV sia superato? È invece uno strumento di marketing potentissimo. E scriverlo bene non è uno scherzo.
Insieme rivediamo il tuo CV riga per riga
Un buon CV è il racconto credibile, chiaro e coerente della tua professionalità. Serve per farsi notare, farsi leggere, farsi ricordare.
Un buon CV non è solo una lista di esperienze: è il racconto credibile, chiaro e coerente della tua professionalità. Serve per farsi notare, farsi leggere, farsi ricordare. E no, non si fa copiando un template trovato online..
Il CV ha tre C: Chiaro, Conciso, Coerente
Chiaro
Il CV deve essere leggibile, ben organizzato, con informazioni facilmente individuabili.
Scegli un layout pulito: può essere a fascia intera o a colonne, come negli esempi che trovi qui sotto, ma lascia sempre margini laterali per facilitare la lettura.
Inserisci subito sotto il nome una qualifica che indichi la posizione a cui ti candidi.
Il CV generico non esiste: è sempre uno strumento mirato, pensato per una posizione aperta o per un’autocandidatura che immagini possa avere sbocchi concreti.
Studi o esperienze prima? Dipende dalla tua storia.
In alto devono comparire le informazioni più rilevanti per la candidatura: se hai esperienza, parti dal lavoro; se invece sono gli studi a qualificarti meglio, metti quelli per primi.
Non limitarti a elencare: aggiungi dettagli concreti, numeri, impatti delle attività svolte.
Racconta cosa hai fatto e cosa hai ottenuto.
Conciso
Nessuno legge più di due pagine e ciò che finisce nella seconda, rischia di passare inosservato. Una pagina è l’ideale, una pagina e mezza è il limite massimo, a prescindere dal livello diseniority. Per tutto ciò che è extra (pubblicazioni, progetti, referenze, portfolio, certificazioni), usa un QR code o un link a una cartella esterna.
Coerente
Il CV deve essere quanto più possibile orientato alla posizione per cui ti candidi.
Risorse utili per farlo:
● Inserire una qualifica sotto il nome, che rifletta il ruolo desiderato.
● Aggiungere un breve profilo iniziale, che offra una chiave di lettura del tuo percorso.
● Nel profilo evita aggettivi vaghi o soft skills generiche (“Sono brillante, propositivo e orientato al risultato…”): anche se veri, risultano scontati e poco credibili.
● Meglio dire cosa hai studiato, cosa sai fare, qual è la tua esperienza più rilevante, e quale posizione cerchi.
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Chiaro
Layout pulito, informazioni ben organizzate, obiettivo professionale subito sotto il nome. Le informazioni più rilevanti devono stare in alto: se hai esperienza, inizia da lì; se stai entrando nel mondo del lavoro, dai priorità agli studi.
Conciso
Una pagina è l’ideale, massimo una pagina e mezza. Tutto ciò che è extra – portfolio, certificazioni, referenze – può essere linkato tramite QR code o link esterno.
Coerente
Un buon CV è sempre mirato. Inserisci una qualifica chiara sotto il nome e un profilo iniziale che racconti cosa sai fare e cosa cerchi. Evita le frasi fatte: parla di esperienze, risultati e competenze reali.
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CV per chi ha esperienza
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CV per chi NON ha esperienza
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La sezione “Profilo” è una delle parti più strategiche del curriculum. Si trova all’inizio della pagina e consiste in poche righe (circa 400-500 caratteri) che presentano e riassumono il documento. Il suo ruolo è fornire una chiave di lettura del CV e creare aspettative per il selezionatore. Dovrebbe includere la tua esperienza o i tuoi studi, le tue competenze e ciò che stai cercando (il tuo obiettivo professionale). È consigliabile scrivere il profilo alla fine, una volta che studi, esperienze e competenze sono chiari, adattando l’obiettivo professionale alla posizione o alla struttura a cui ti candidi. Evita frasi o parole aspirazionali o troppi aggettivi, perché non aggiungono valore e sono spesso generici.
Il formato generalmente consigliato in Italia e nella maggior parte dei Paesi mediterranei è un mix tra il “resume” (modello anglosassone) e il CV europeo. Europass e AlmaLaurea, pur essendo diffusi, sono sconsigliati perché assomigliano più a una reportistica prolissa o a un modulo da compilare che a uno strumento di marketing efficace; non aiutano a far capire la tua unicità o a rendere tutto comprensibile in pochi secondi, mancando di personalizzazione. Vanno utilizzati solo se espressamente richiesti (es. per il settore pubblico o alcune aziende). Il layout preferito dall’autrice è quello a due colonne, con una colonna più stretta a sinistra per le informazioni sintetiche (profilo, competenze linguistiche/informatiche, contatti) e una più ampia a destra per studi ed esperienze, possibilmente con una fascia colorata in alto o di lato.
Il CV deve occupare una pagina, massimo una pagina e mezzo tassativamente. Tutto quello che va nella seconda pagina rischia di essere tralasciato o confuso. L’obiettivo è che il selezionatore possa capire i tuoi punti di forza e perché sei interessante per la posizione in pochi sguardi. L’unica eccezione significativa menzionata è il CV accademico, utilizzato per il mondo della ricerca; questo deve essere lungo perché deve dettagliare pubblicazioni, partecipazioni a ricerche, convegni, ecc..
Un CV efficace per l’Italia dovrebbe includere:
È importante focalizzarsi su ciò che è rilevante per la candidatura e la sfera professionale. Evita di includere informazioni strettamente private, aspirazionali o non concrete. Sono da evitare informazioni personali non richieste come stato civile, numero dei figli, codice fiscale. Anche altezza, peso, taglia vanno inseriti solo se pertinenti per la posizione (es. hostess o modelli). In alcuni contesti (soprattutto anglosassoni), si omettono foto, date di nascita, genere ed età per evitare bias.
Assolutamente no! L’idea che il CV sia un semplice modulo da compilare è fuorviante. Il CV è uno strumento di marketing intriso di accortezze comunicative per far arrivare le informazioni giuste al selezionatore e orientarlo. Non è un tema o un report; deve chiarire ciò che hai fatto in modo efficiente. I recruiter dedicano pochissimo tempo alla prima scansione (pochi secondi). Devi pensare al CV come a un modo per presentarti rapidamente, evidenziare i tuoi punti di forza e spiegare perché sei il profilo adatto per quella specifica posizione.
È fondamentale. Un CV assoluto e universale non esiste. Devi adattare il tuo CV al target, ovvero alla posizione e all’azienda a cui ti candidi. Usa la job description come spunto per individuare parole chiave, descrizioni e modi di dire che “parlino la lingua” del recruiter e dei sistemi di screening automatico (ATS). Più i termini nel tuo CV saranno simili a quelli ricercati, maggiore sarà la possibilità che la selezione proceda. Anche per autocandidature senza annuncio specifico, devi fare una ricerca sull’azienda e sul ruolo target per personalizzare il CV.
Se hai poca esperienza (es. sei neodiplomato o neolaureato), devi mettere in risalto la formazione e le esperienze, anche non professionali, che sono in linea con i tuoi obiettivi. L’associazionismo universitario, i lavori saltuari o occasionali, gli scambi culturali o gli anni all’estero possono arricchire il tuo profilo. Se hai “magagne” come un percorso di studi prolungato, puoi nascondere le date negli studi e focalizzarti sulle esperienze o competenze che ti qualificano di più, come la conoscenza di lingue o software, evidenziandole già nel profilo. In generale, cerca di colmare eventuali vuoti temporali evidenziando altre attività svolte nel frattempo. L’importante è mostrare cosa sai fare relativamente a quella posizione.
Scrivere un buon CV richiede tempo, anche due o tre ore per una prima stesura. Il testo va prima pensato e poi inserito, verificando chiarezza, completezza e aggiustando lunghezza e aspetto generale. Dovrai fare ritocchi continui in base a come cambia il tuo profilo o la percezione che hai di te. La tentazione di farlo scrivere a un altro è forte, ma non dovresti farlo. Solo tu conosci il tuo percorso e le tappe importanti; devi essere tu a decidere cosa mettere in risalto. Chiedere aiuto per rileggerlo e avere un feedback sulla sua comprensibilità è invece molto utile.
L’email di accompagnamento è cruciale; potrebbe essere l’unica cosa che il selezionatore legge, soprattutto se scritta male. È l’evoluzione moderna della cover letter. Deve essere breve (massimo 10-15 righe), specifica su cosa cerchi, chiara sui tuoi punti di forza, e deve invogliare all’apertura del CV. L’oggetto deve essere parlante (es. “Candidatura [Ruolo] – [Nome Cognome]”) per essere facilmente identificato e ricercato. Usa un saluto appropriato (es. “Gentilissimi” o “Gentile dott./dott.ssa…”). Struttura l’email in tre paragrafi: chi sei e perché scrivi; perché sei in linea o utile; perché vuoi lavorare da loro. Per le autocandidature, dimostra di conoscere l’azienda e i suoi valori. Allega il CV in formato PDF e nomina il file in modo chiaro (es. Cognome_NomeCV.pdf).
Con l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR), non è più obbligatorio inserire nel CV la dicitura che autorizza il trattamento dei dati personali.
Secondo l’art. 6, paragrafo 1, lettera b) del GDPR, il trattamento dei dati è lecito quando è necessario per l’esecuzione di misure precontrattuali, come nel caso della valutazione di una candidatura. In altre parole, se un candidato invia spontaneamente il proprio curriculum a un’azienda, quest’ultima può trattare i dati personali in esso contenuti senza bisogno di un consenso esplicito, poiché il trattamento è giustificato dalla finalità di selezione del personale.
Inoltre, il principio di responsabilizzazione (accountability) stabilisce che è il datore di lavoro, in qualità di titolare del trattamento, a dover garantire la liceità e la correttezza nell’uso dei dati, non il candidato.
Nonostante ciò, è ancora consigliabile inserire una dicitura di autorizzazione nei casi in cui:
Per candidature nel settore pubblico
Venga richiesto espressamente nell’annuncio di lavoro.
Una formula compatibile con la normativa attuale potrebbe essere:
“Autorizzo il trattamento dei miei dati personali contenuti nel presente curriculum vitae ai sensi del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR), esclusivamente per finalità di ricerca e selezione del personale.”
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